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Papa Francesco, Laudato Si’ - Sulla cura della Casa Comune

 

76. Per la tradizione giudeo-cristiana, dire “creazione” è più che dire natura, perché ha a che vedere con un progetto dell’amore di Dio, dove ogni creatura ha un valore e un significato. La natura viene spesso intesa come un sistema che si analizza, si comprende e si gestisce, ma la creazione può essere compresa solo come un dono che scaturisce dalla mano aperta del Padre di tutti, come una realtà illuminata dall’amore che ci convoca ad una comunione universale.

 

78. Allo stesso tempo, il pensiero ebraico-cristiano ha demitizzato la natura. Senza smettere di ammirarla per il suo splendore e la sua immensità, non le ha più attribuito un carattere divino. In questo modo viene sottolineato ulteriormente il nostro impegno nei suoi confronti. Un ritorno alla natura non può essere a scapito della libertà e della responsabilità dell’essere umano, che è parte del mondo con il compito di coltivare le proprie capacità per proteggerlo e svilupparne le potenzialità. Se riconosciamo il valore e la fragilità della natura, e allo stesso tempo le capacità che il Creatore ci ha dato, questo ci permette oggi di porre fine al mito moderno del progresso materiale illimitato. Un mondo fragile, con un essere umano al quale Dio ne affida la cura, interpella la nostra intelligenza per riconoscere come dovremmo orientare, coltivare e limitare il nostro potere.

 

79. In questo universo, composto da sistemi aperti che entrano in comunicazione gli uni con gli altri, possiamo scoprire innumerevoli forme di relazione e partecipazione. Questo ci porta anche a pensare l’insieme come aperto alla trascendenza di Dio, all’interno della quale si sviluppa. La fede ci permette di interpretare il significato e la bellezza misteriosa di ciò che accade. La libertà umana può offrire il suo intelligente contributo verso un’evoluzione positiva, ma può anche aggiungere nuovi mali, nuove cause di sofferenza e momenti di vero arretramento. Questo dà luogo all’appassionante e drammatica storia umana, capace di trasformarsi in un fiorire di liberazione, crescita, salvezza e amore, oppure in un percorso di decadenza e di distruzione reciproca. Pertanto, l’azione della Chiesa non solo cerca di ricordare il dovere di prendersi cura della natura, ma al tempo stesso «deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di sé stesso». [47]

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DALLA CITTÀ DI CAINO

ALLA GERUSALEMME CELESTE

 

ITINERARIO DI VITA

a cura di P. Ernesto Della Corte 

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«Rimanere umani è l'unica rivoluzione». Con questa provocazione, forte e profonda, ha concluso la sua lectio padre Ernesto Della Corte, dopo averci condotto, attraverso la Parola, nella città dell'uomo, terrestre Babilonia e celeste Gerusalemme. Solo in Dio la città dell’uomo realizza una convivenza più autentica e trova la forza per trasformarsi nella
dimora della giustizia e della pace.

«La democrazia comporta un moto inarrestabile verso l’eguaglianza»: con queste parole di Toqueville comincia l'intervento del prof. Giuseppe Acocella che ci ispira con parole forti che partono dalla distribuzione della ricchezza a livello mondiale fino alla promozione della dignità del lavoro e del commisurato guadagno. Ci richiama a scoprire la novità: la sfida di riconsiderare l’eguaglianza ed utilizzare gli strumenti per raggiungerla!

A seguire il prof. Francesco Del Pizzo inizia il suo intervento con tre parole care all’AC: comunione, solidarietà e cittadinanza. E proprio sull’ultima si va ad approfondire il ruolo del socio di AC. Una persona, caratterizzata dal “profumo del Battesimo”, che si fa portavoce scomodo delle problematiche e difficoltà, operante in un contesto democratico, in una mano c’è il Vangelo e nell’altra c’è la Costituzione.

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