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Commento al Vangelo di Domenica 13 giugno 2021

Dopo "l'appendice" alla Pasqua, chiusa con il Corpus Domini, torniamo alle domeniche del tempo ordinario in compagnia di Marco, evangelista dallo stile asciutto e incisivo che ci riporto le catechesi di Pietro.
Siamo al capitolo 4,26,34. È in scena Gesù che deve presentare la categoria del Regno di Dio che con Lui ha fatto irruzione nella storia per cui tutte le promesse si sono realizzate e il tempo dell'attesa è scaduto. Lui stesso è il Nuovo e definitivo tempo messianico di salvezza di tutta la storia, di tutto l'uomo e di tutti gli uomini.
Per essere chiaro e incisivo ricorre al metodo della parabola e fa riferimento nelle due parabole di oggi al "seme", cioè alla Parola.
Nella prima Lui è il contadino che con naturalezza semina e questo seme feconda la terra, germoglia, cresce , diventa stelo, poi spiga, e in ultima manda la falce per la mietitura.
Cerchiamo di adattare il discorso a noi .
Che abbondante semina , anche durante la Pandemia, negli accierrini, giovani, adulti, adultissimi.
Ne abbiamo provate di trovate per essere efficaci ed efficienti, ma forse abbiamo perso di vista ciò che ci dice il nostro Maestro:il seme va avanti per conto suo, ha una forza intrinseca non rispetta i nostri tempi di azione, di progettazione magari anche notturna.
Non andiamo in ansia, il contadino (Gesù) non va a controllare di notte il seme per vedere se sta crescendo, solo custodisce e coltiva.
È Lui che salva il mondo dei piccoli, dei giovani e degli adulti. A noi però la responsabilità della semina e comunque arriverà il tempo della falce, passaggio nei gruppi dei più grandi.
Mietitura sempre abbondante, basta pensare alla nostra esperienza personale. L'A.C.I. ci ha fatti uomini/donne con lo stampo di Cristo (in automatico).
Il Regno di Dio è gioia, pace, sinodalita' , è una ricchezza di cui non sempre ce ne accorgiamo e ringraziamo.
Impariamo dal contadino la sapienza per aspettare il tempo della mietitura, tempi diversi per ogni "socio".
Dalla seconda prendiamo solo due spunti.
Il più piccolo dei semi, diventa un arbusto fino ai tre metri e ospita gli uccelli.
Gli iscritti sono "scesi" di molto. Siamo andati in crisi . Cosa fare, come fare.
Lasciamo ancora agire il Signore del tempo o dei tempi, crescerà l'A.C.I. se preti e laici "colgono" la preziosità di questa presenza in "azione", sempre come anche il piccolo seme cresce e crescerà.
Saremo un "albero" o saremo "alberi" nella Diocesi e nelle parrocchie accoglienti che daranno rifugio e protezione a tanti.
Non ci daremo pace finché non raggiungeremo questi obiettivi in quanto singoli e in quanto Associazione.
Buona domenica del "seme", del Regno di Dio e dell'A.C.I.
Spero/iamo e mi/ci auguriamo che il seme della Parola meglio (Vangelo-bella notizia) attecchisca sempre di più nell'ordinarietà del tempo anche quello liturgico.

Buona domenica

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