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Commento al Vangelo di domenica 20 dicembre 2020

IV Dom di Avvento anno B - Sarà chiamato Figlio di Dio - 20 dicembre 2020

Prima lettura: dal Libro di Samuele, cap. 7 vv. 1-5, 8-12 e 12-14
Il Signore ti farà grande

Con il Salmo 88 diciamo:
Canterò per sempre l’amore del Signore

Seconda lettura: dalla Lettera di san Paolo apostolo ai Romani, cap. 16 vv. 25-27
Ora è rivelato il mistero

Dal Vangelo secondo Luca, cap. 1 vv. 26-38

Gesù è Figlio dell’Altissimo

Nelle prime due settimane dell’Avvento siamo richiamati a tendere lo sguardo verso la seconda venuta e, dunque, al compimento della storia. A partire da oggi la liturgia ci aiuta a ricomprendere il mistero dell’incarnazione e a rimeditare sul testo di Luca, che è possibile guardare con gli occhi di Maria, che riceve una chiamata meravigliosa, quella di dare la propria carne al Figlio di Dio, ma anche l’annuncio più importante dato da Dio attraverso Gabriele, l’arcangelo della fortezza e dei messaggi che fermentano la storia e la uniscono al cielo. Le ultime parole di Paolo ai Romani ci fanno considerare come il mistero, cioè il piano salvifico di Dio, sia stato compiuto in Cristo, perché tutte le genti obbediscano, cioè ascoltino e mettano in pratica, la comunione con Gesù, per mezzo del quale siamo relazionati al Padre. Che sapienza meravigliosa è quella di Dio, che fa della storia un ricamo di misericordia e la trasforma in storia della salvezza. Questo mistero per secoli è stato taciuto e ora è presente nell’oggi degli uomini.
La pagina evangelica ci ricorda il momento fondante di questo mistero che ha trasformato la storia: Maria di Nazaret, una piccola vergine d’Israele, è chiamata a dare la carne e il sangue suo al Figlio di Dio, eterno come il Padre, che ora scende dal cielo e per opera dello Spirito Santo è uomo, il vero e unico uomo, nel quale solo possiamo umanizzarci. Maria è tempio di Dio e immagine perfetta della Chiesa e modello di fede per tutti noi credenti. Quella gioia che Gabriele dona a Maria, la prima parola di Dio all’umanità, è un imperativo a gioire, perché la vera casa è l’uomo che vive in Cristo, nella forza dello Spirito. Francesco d’Assisi a Greccio quella notte ha cantato la gioia nel ripresentare in maniera così reale e povera il mistero del Natale.
Luca, inoltre, descrive anche la vocazione di Gesù: in lui due nature, due volontà, ma una sola persona. Egli è Dio ma anche uomo. Paolo in Efesini 2 dirà che ha messo tra parentesi il suo essere Dio, perché in tutto, eccetto il peccato, ha voluto essere uguale a noi: egli è l’umanità finalmente realizzata, quel progetto che dall’eterno Dio ha pensato, voluto e realizzato. Oggi lo Spirito mette la tenda su Maria, ma poi a Pentecoste lo farà su tutta la Chiesa, perché ogni credente sia luogo d’incontro con il Dio-Uomo.

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