Imperfetti nell'unità
Commento al Vangelo di domenica 25 ottobre 2020
XXX Dom TO anno A - Avere un cuore libero - 25 ottobre 2020
Prima lettura: dal Libro dell’Esodo, cap. 22 vv. 20-26
Dio ascolta il grido dei poveri
Con il Salmo 17 diciamo:
Ti amo, Signore, mia forza
Seconda lettura: dalla Prima Lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi, cap. 1 vv. 5c-10
Impariamo a servire Dio
Dal Vangelo secondo Matteo, cap. 22 vv. 34-40
Amare Dio e i fratelli: i due cardini della vita
In Mt 22,23-33 Gesù ha un dibattito sulla resurrezione con i sadducei, che vogliono un chiarimento a livello giuridico e non comprendono che Dio è Dio dei viventi e non dei morti e che la vita defini-tiva oltrepassa ogni logica di possesso umano e di egoismo. Ecco allora la disputa su quale fosse il “grande comandamento”. A quel tempo si elencavano 613 precetti, divisi in 365 proibizioni (tante quanti i giorni di un anno) e in 248 comandi positivi (quant’erano le parti del corpo umano secondo la loro anatomia): essendo facile disorientarsi o perdersi in una simile giungla legislativa, era compito di ogni maestro indicare un preciso criterio di interpretazione capace di unificare tutte le leggi. Il Li-bro di Tobia aveva già presentato una regola fondamentale: «Non fare a nessuno ciò che non piace a te» (Tb 4,15).
In questa terza disputa lo scriba che affronta Gesù lo fa «per metterlo alla prova» (Mt 22,35). Alla domanda «Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?» (Mt 22,36) Gesù risponde ri-mandando al comando dello Shemà Israel, Ascolta Israele: amare Dio (cfr. Dt 6,5) e amare il prossi-mo come se stessi (cfr. Lv 19,18). In questo modo Gesù ribadisce che l’amore per Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente è «il grande e primo dei precetti» (Mt 22,38). Il secondo è simile al primo: «Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,39). L’originalità di Matteo è rap-presentata qui da un verbo che egli usa, che ci offre l’immagine di due cardini di una porta: quello superiore e quello inferiore, che sostengono e permettono alla porta di aprirsi e di chiudersi. I due precetti, perciò, sostengono la porta della nostra vita: l’amore per Dio è visibile nell’amore del pros-simo e l’amore per il prossimo è testimonianza che si ama Dio con tutto se stesso. Davanti a questa Parola oggi siamo interpellati a chiederci se nella nostra vita siamo capaci di “farci prossimo”, perché spesso guardiamo gli altri con il telescopio, cioè quelli che ci sono lontani fisicamente e non ci accor-giamo di chi ci è vicino e ha bisogno di solidarietà e carità. Si ama davvero il prossimo quando lo facciamo diventare noi nostro prossimo.