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Commento al Vangelo di Pasqua 04 aprile 2021

Pasqua di Risurrezione - Cristo è davvero risorto - 4 aprile 2021

Prima lettura: dal Libro degli Atti, cap. 10 vv. 34 e 37-43
Dio era con Gesù

Con il Salmo 117 diciamo:
Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo
Seconda lettura: dalla Lettera ai Colossesi di San Paolo apostolo, cap. 3,1-4

Cercate le cose di lassù
Dal Vangelo secondo Giovanni, cap. 20 vv. 1-9
Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino

Già in At 3 Pietro lo abbiamo visto alla Porta detta Bella, quando si trova davanti a un poveraccio, storpio, che ogni giorno veniva depositato in quel luogo per chiedere l’elemosina. Pietro gli apre la porta della salvezza e gli dona ciò che ha: nella forza della sua fede lo guarisce e lo rimanda all’interno del tempio, permettendogli di passare da fuori a dentro. In At 10 di nuovo questo apostolo apre le porte, ma questa volta ai pagani, perché nell’episodio che precede il testo liturgico di oggi, egli in visione viene istruito da una voce, che gli dice: «Ciò che Dio ha reso puro, smetti di considerarlo impuro» (At 10,15). Pietro, dunque, comprende, per opera dello Spirito Santo, che il Signore amplia l’invito a tutti, che vengo-no resi puri per grazia e non per un’appartenenza a un popolo particolare. Per questo motivo apre loro la porta e Pietro ne è l’interprete. Gli Atti presentano questo personaggio così importante, uno delle due colonne della Chiesa, come colui che capisce che non ci sono più barriere, infatti tutto il cap. 10 di Atti ha come protagonista il Signore, con al centro il nome di Cristo: «Chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome [= persona]» (At 10,43).
Cornelio, un centurione della coorte chiamata Italica, che viveva a Cesarea, uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua casa e che viveva non solo la preghiera a Dio ma anche faceva molte elemosine al popolo (cf. At 10,1-2), aveva avuto una visione, nella quale aveva avuto l’ordine di mandare a chiamare a Ioppe Simone soprannominato Pietro, mentre dimorava presso un certo Simone conciatore di pelli (cf. At 10,3-6). Nel frattempo, Pietro, salito a pregare sul terrazzo verso mezzogiorno, vide il cielo aperto e la visione di cui dicevamo sopra.
Giunti da lui i tre uomini mandati da Cornelio si reca allora a casa di Cornelio e ascolta tutto quanto sia avvenuto e lo collega anche alla sua visione. Tutto è pronto per ascoltare il discorso di Pietro. Le sue prime parole sono davvero scolpi-te nella memoria e segnano l’apertura della porta ai pagani: «In verità capisco che Dio non fa differenze di persone, ma in ogni nazione colui che lo teme e opera la giustizia è a lui gradito» (At 10,34b-35). La parola che Dio ha inviato è proprio Gesù Cristo, venuto a proclamare la pace, perché Signore di tutti. Pietro comprende che l’esperienza che egli ha fatto a Pasqua e a Pentecoste è ora donata a tutti e non c’è più nessuna barriera opposta ai pagani. In questi due piccoli gruppetti di uomini avviene una svolta fondamentale: Dio in Cristo, Signore di tutti, chiama in un’unica comunità. Non c’era bisogno di passare attraverso la giudaizzazione per approdare a Cristo: i due filoni per opera dello Spirito confluivano in uno.
Gesù è venuto a riunificare i due popoli: spargendo il suo sangue ha acquistato gratuitamente per tutti la gioia di essere figli del Padre. Non è che non sussista più l’elezione di Israele da parte di Dio, ma adesso tutti possono essere salvati accogliendo il mistero pasquale di Cristo Gesù. Come Israele, il più piccolo tra i popoli, era stato scelto senza alcun merito (cf. Dt 7,7), così ora Dio nella sua libertà sceglie di chiamare tutti: è una nuova Pentecoste, che abbatte ogni chiusura e clericalismo, cioè la tentazione di fare di una parte il tutto. Pietro, raccontando ciò che è successo, apre il dialogo, che consiste nel camminare insieme e discernere ciò che Dio sempre non fa mai mancare alla sua Chiesa.

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