Imperfetti nell'unità
11 giugno 2020
Ammanettato, pancia a terra, schiacciato senza respirare. Soffoca, implora ma il poliziotto rimane impassibile. Sta morendo per un attacco di cuore mentre anche i passanti gridano di lasciarlo respirare. La morte di George Floyd ha scatenato in America un’ondata di proteste. È l’ennesimo caso di razzismo che conferma quanto ancora sia lunga la strada da percorrere per una società che sia priva di pregiudizi e intolleranza, pronta a non fare differenze ed accogliere tutti senza condizioni. Eppure, tutto questo non può lasciare indifferenti, non è permesso voltare lo sguardo. Siamo tutti coinvolti, chiamati a prendere posizione, a fare la nostra parte.
Noi abbiamo chiesto a Daniel Afonso Gallozzi di aiutarci in questa riflessione: la sua storia dimostra che abbiamo ancora molto da imparare. Nel 2020 dover ribadire di essere tutti uguali - peggio ancora doverlo dimostrare - fa davvero ribrezzo. Ma la speranza c’è, ed è tutta riposta nei giovani.
Daniel, raccontaci un po’ di te.
Mi chiamo Daniel Afonso ed ho ventisei anni. Sono nato in Brasile, a São Paulo, e sono stato adottato all’età di cinque anni dai miei genitori, Enrico e Maria. Ho un fratello, Giuseppe, e tre sorelle, Gabriella, Martina e Serena, l’ultima arrivata sette anni fa dalla Cina. Sono fidanzato con Giovanna da dieci anni, una ragazza fantastica da sempre al mio fianco. Dopo aver terminato la scuola, lavoro e gioco a pallanuoto, sport che ho amato e intrapreso all’età di dieci anni dopo aver visto giocare mio fratello. È proprio la pallanuoto che mi ha permesso di crescere tanto caratterialmente e di togliermi più di una soddisfazione in ambito sportivo-professionale.
La pallanuoto è molto più di una passione per te. Oggi giochi nella Rari Nantes Nuoto Salerno, nel Campionato di serie A1. Raccontaci di come hai ottenuto questi successi in ambito sportivo: che messaggio vorresti lanciare ai giovani che hanno tante potenzialità ma troppa paura di metterle a frutto?
I successi li ho ottenuti col duro lavoro e con grande determinazione nell’affrontare tutte le difficoltà che ho incontrato nei vari anni. Tutti i miei sacrifici sono stati poi ripagati con le bellissime esperienze vissute, come ad esempio la promozione in massima serie della pallanuoto italiana, vissuta insieme a tutti i miei compagni di squadra. Il messaggio che vorrei lanciare ai giovani è quello di non arrendersi mai, nonostante tutte le difficoltà che si possono incontrare nel percorso di crescita. Ognuno di noi incontra ostacoli, persone che tentano di metterti in difficoltà, ma con determinazione e coraggio si può affrontare tutto se si è mossi da una forte passione. All’inizio non è facile, il fallimento è dietro l’angolo, non bisogna arrendersi, ma provare e riprovare, affrontare le avversità presenti e future. È così che si arriva a raggiungere i propri obiettivi.
Secondo la tua esperienza, in Italia il razzismo esiste?
Il razzismo è forte e non solo in Italia. È difficile da spiegare, perché è un odio che nasce dall’ignoranza e si diffonde per mezzo della paura. Negli ultimi tempi, tanta gente prova a distogliere l’attenzione dai veri problemi della società puntando il dito contro immigrati e neri, come se avessero il diritto di usarci da alibi per non finire nei guai. Questo modo di ragionare deve finire, ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, senza additare gli altri, che spesso sono persone in difficoltà ai margini della società. L’odio alimenta solo altro odio e noi questo non dobbiamo permetterlo. Di eventi razzisti purtroppo ne ho subiti alcuni. I primi episodi a scuola, con dei “compagni di classe”. La cosa più dura da digerire è che, pur segnalandolo a chi di dovere, l’evento è rimasto impunito. Credo sia proprio la mancanza di giustizia a permettere l’espansione di sentimenti razzisti, a dare potere e di conseguenza farci sentire diversi, giustificando tali comportamenti. Questo deve cambiare. Anche in ambito sportivo ho avuto degli scontri e una volta ho assistito alla reazione della squadra avversaria, che ha deciso di allontanare il giocatore razzista per tutta la stagione sportiva. Impensabile in questi giorni parlare di razzismo senza guardare agli Stati Uniti, un paese per certi versi simbolo di apertura, di fusione di culture, ma che ha ancora molto da lavorare per garantire l’uguaglianza a tutti i cittadini. L’uccisione di George Floyd, la mancanza di giustizia nei suoi confronti, stanno provocando reazioni esagerate da parte di chi non ha mai la possibilità di far sentire la propria voce e vede la propria dignità sempre messa in secondo piano. Ciò a cui assistiamo oggi è il frutto di tanti anni di discriminazione, repressione, offese. Perché l’uguaglianza ad oggi è qualcosa che esiste solo sulla carta. Tante sono le persone che si sono battute per garantire gli stessi diritti a tutte le persone, da Martin Luther King a Malcolm X, da Nelso Mandela a Barack Obama, il primo presidente di colore degli Stati Uniti, ma purtroppo siamo ancora lontani dall’eliminare questo nemico schifoso. Il razzismo è un germe che si infila in maniera quasi silenziosa. Sta nel modo in cui alcune persone ti guardano. Puoi essere un politico, uno scrittore, un cameriere, un calciatore, un ragazzo italiano a tutti gli effetti, ma noteranno sempre e solo il colore della tua pelle. Questo fa schifo ed è giusto alzarsi e lottare perché non accada più. Io sono stato fortunato, ho una famiglia spettacolare alle spalle, ma questo non vuol dire che possa disinteressarmene; nonostante sia italiano quando cammino per strada noto gente che mi guarda con disprezzo: questo odio razziale deve svanire e per riuscirci c’è bisogno dell’aiuto di TUTTI. Black Lives Matter!
Cosa possiamo fare? Cosa possono fare i giovani per fermare tutto questo odio immotivato?
Quello che possiamo fare non basta. Conta quello che dobbiamo fare. Dobbiamo mettere fine a questo odio. Dobbiamo portare avanti l’idea che non sia il colore della pelle a definire quanto vali, dobbiamo lottare affinché non ci siano discriminazioni. Nessuno è troppo piccolo o troppo debole o troppo insignificante per fare la sua parte! Solo se ognuno farà il proprio, andrà tutto bene!
Si ringrazia @napoleggiamo per la concessione di utilizzo della fotografia allegata.