Imperfetti nell'unità
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Commento al Vangelo di domenica 04 ottobre 2020
XXVII Dom TO anno A - Non angustiatevi per nulla - 4 ottobre 2020
Prima lettura: dal Libro del profeta Isaia, cap. 5 vv. 1-7
La vigna del Signore
Con il Salmo 79 diciamo:
La vigna del Signore è la casa di Israele
Seconda lettura: dalla Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi, cap. 4 vv. 6-9
Il Dio della pace sarà con voi
Dal Vangelo secondo Matteo, cap. 21 vv. 33-43
Cristo è la testata d’angolo
L’evangelista Matteo al termine del cap. 21 e inizio del cap. 22 inserisce tre splendide parabole, che lette insieme offrono ai credenti importanti punti di riflessione. Nell’ultima domenica di settembre abbiamo meditato la parabola dei due figli e Gesù ha insegnato che è determinante nella vita ritorna-re sulle proprie scelte e risposte, perché Dio offre sempre una ulteriore possibilità: gli sta a cuore sal-vare il grano, perché solo al giudizio finale la zizzania sarà raccolta e bruciata. La seconda parabola, che meditiamo oggi, è letta alla luce del celebre passo di Isaia (cap. 5), detto il “canto della vigna”, che è il suo popolo, ostinato a non accogliere e mettere in pratica la parola del Signore. Ecco allora che, avendo portato uva acerba e selvatica, Dio ne rimuove la siepe protettiva e la vigna sarà resa un deserto. Dio aspettava giustizia e ha visto solo spargimento di sangue.
Nella parabola di Matteo l’attenzione non è più sulla qualità dei frutti, ma sul fatto che gli affittuari rifiutano i diritti del proprietario, che fuori di metafora è Dio. Mandati i servi per ritirare il raccolto, questi vengono bastonati, uccisi o lapidati. Senza battere ciglio il padrone prova ancora a mandare altri servi più numerosi, ma la risposta è la stessa. Allora per la terza volta pensa di inviare il proprio figlio, reputando che avranno rispetto per lui. In realtà la situazione precipita del tutto, perché sa-pendo che è l’erede, decidono di ucciderlo per impadronirsi della vigna; infatti «lo gettarono fuori dalla vigna e lo uccisero» (Mt 21,39). Venire uccisi dopo essere stati trascinati fuori dall’accampamento o dalla città è la sorte dei bestemmiatori e degli adulteri. È la sorte che capiterà al diacono Stefano, protomartire cristiano: approfittando dell’assenza di Pilato, chiamato a Roma a dare conte del suo operato disonesto, fu trascinato fuori dalle mura e lapidato. Davanti a questa tra-gedia Gesù si rivolge ai capi del popolo e agli anziani chiedendo il loro parere: “Che farà il padrone della vigna?”. Essi sanno rispondere con verità e non si accorgono, così, di emettere da se stessi la sentenza: hanno scartato la pietra angolare e l’hanno giudicata e, ora, giustamente, raccolgono il frut-to amaro della loro scelleratezza. Hanno tradito il patto nuziale, disconosciuto Gesù, che è lo sposo, e hanno cessato di vigilare. Matteo dice anche a noi, oggi, di essere sentinelle, di stare svegli, per ac-cogliere e mettere in pratica la Parola di Dio.