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Commento al Vangelo di domenica 21 marzo 2021

V Dom di Quaresima anno B - Vogliamo vedere Gesù - 21 marzo 2021

Prima lettura: dal Libro del profeta Geremia, cap. 31 vv. 31-34
Dio scrive nei cuori la legge
Con il Salmo 50 diciamo:
Crea in me, o Dio, un cuore puro

Seconda lettura: dalla Lettera agli Ebrei, cap. 5 vv. 7-9
Cristo imparò l’obbedienza dalle cose che patì

Dal Vangelo secondo Giovanni, cap. 12 vv. 20-33
Padre, glorifica il tuo nome

Nella pagina del profeta Geremia c’è uno degli oracoli più significativi dell’Antico Testamento, ripreso nel Nuovo (cf. Eb 8,8-12; 10,16-17), perché siamo davanti alla promessa della nuova alleanza, che Cristo porta a compimento con il suo mistero pasquale. Gesù fa sua l’espressione “nuova alleanza”, solo qui citata in tutto l’AT, quando istituisce l’Eucaristia come memoriale della sua Pasqua (cf. Lc 22,20; 1Cor 11,25). Geremia in questi pochi ma intensi versetti illustra il senso di questo nuovo patto tra Dio e il suo popolo, dopo che l’alleanza del Sinai è stata tradita e rinnegata. Il profeta è testimone della incapacità del popolo di essere fedele e di vivere il Decalogo: la ostinazione è radicale e dovuta - dice il profeta - a un cuore deformato, inautentico e fallace. Il cuore era ed è il simbolo del centro intellettuale, volitivo ed emozionale della persona. Il popolo non ha accolto la Legge, per cui Dio ora interviene con un cambiamento radicale, scrivendo con il suo dito non più su tavole di pietra, come al Sinai, ma direttamente sul cuore, intervenendo cioè sull’interiorità delle persone, perché possano dall’interno accogliere e interiorizzare la Legge. L’effetto di questo rinnovamento risolutivo è espresso nel v. 34: non sarà più necessaria nessuna istruzione formativa, perché la Legge sarà scritta nel centro vitale dell’uomo, il cuore, e tutti potranno pervenire a una conoscenza esperienziale di Dio, perché il Signore perdonerà la colpa/iniquità e non ricorderà più il loro peccato. Rispetto all’alleanza del Sinai ora questa nuova alleanza è tutta interiore, fondata sul perdono e sul non-ricordo del peccato commesso. È un messaggio di grande speranza, che offre la possibilità di vincere quel cuore umano portato sempre a ciò che è ingannevole e inaffidabile.
La Lettera agli Ebrei, nei passi su citati, afferma che Cristo, unico sommo sacerdote, misericordioso e degno di fede, ha offerto se stesso al Padre, portando a compimento questa profezia. Il testo del quarto vangelo, la cosiddetta “trasfigurazione giovannea”, assicura che il Padre si rende presente nel Figlio (è il senso del verbo glorificare) e così l’evangelista chiarisce che non è più il “vedere o il volerlo fare” a essere importante: è giunto il tempo del credere: Gesù è quel seme che, caduto in terra, farà sbocciare la nuova alleanza nella sua offerta in croce, lo sposalizio con tutta l’umanità. Per questo esorta i discepoli, la folla e anche noi a deciderci per credere e aderire a lui: ci è offerta la possibilità di essere liberati da quella oscurità del cuore, che ci rende inerti e ostaggi del peccato.

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